DSA, dislessia, torcicollo, scoliosi…

Cosa hanno in comune tutti questi disturbi cognitivi e posturali? In che modo possono beneficiare delle stesse terapie?

Al primo impatto le risposte, implicite a queste domande, possono sembrare un po’ avventate, ma se poi prendiamo in considerazione il fatto che tutti queste problematiche condividono i medesimi “informatori”, capiamo immediatamente che ci sono dei collegamenti.

Noi leggiamo, parliamo, stiamo in piedi e ci muoviamo in base ad informazioni che continuamente riceviamo dal nostro interno e dall’ambiente che ci circonda. In una stanza completamente buia e nel silenzio assoluto non sappiamo cosa fare né dove andare: ci prende il panico!

È subito chiaro che abbiamo bisogno di informazioni corrette, coerenti ed in tempo utile.

Tali informazioni ci vengono dalla vista, dall’udito e dai nostri piedi, cioè da un buon contatto con il suolo.

A questo punto è bene introdurre il concetto di DISPERCEZIONE , ovvero l’alterazione funzionale di alcuni nostri organi di senso (occhi, lingua, orecchie e piedi) che non fanno il loro dovere quando mandano “informazioni” al cervello.


Alterazioni posturali e cognitive: cause e soluzioni

 

Dispercezione e scoliosi Il cervello quindi inizia ad elaborare dei dati errati ed il risultato cognitivo (lettura, scrittura, disegno) o posturale (atteggiamento scoliotico, addome molto spinto in avanti, abilità nello sport o precisione nei movimenti fini) finiscono per essere compromessi.
La parte del cervello maggiormente deputata a questo processo è il cervelletto che, semplicemente, “processa” i dati (senza valutarne la correttezza) e invia i propri “comandi” ai muscoli che governano scrittura, postura, movimenti fini, etc etc.

Le scoliosi, ad esempio, dipendono in gran parte da errati comandi che vengono dati ai muscoli della schiena. Nelle figure 1 e 2 si può vedere come l’uso dei  prismi percettivi attivi contribuisca a migliorare sensibilmente la postura.

La  disgrafiainvece, dipende dal fatto che la mano è come se ricevesse dagli occhi comandi differenti. Quando un bambino salta le righe mentre legge lo fa perché i suoi occhi è come se si trovassero su “2 piani differenti”. Responsabile di queste disarmonie, difficoltà e dolori è la “visione” (non la vista che è di competenza degli oculisti) che può essere, anche in questo caso, riprogrammata principalmente attraverso l’uso di prismi percettivi attivi.

Questi sintomi, infatti, scompaiono o si riducono moltissimo con l’uso di  prismi percettivi attivi che si applicano da sole o in abbinamento ad altre correzioni visive, permettendo al paziente di avere una migliore visione laterale ed una informazione visiva coordinata

Durante la prima visita è importantissimo controllare che le informazioni date ai muscoli oculomotori arrivino sino ai piedi, normalizzando il tono muscolare. Nelle figure 3 e 4 si può vedere come l’uso delle lenti propriocettive contribuisca a normalizzare il tono muscolare delle gambe.

Portate nel campo cognitivo (disgrafia, disortografia, dislessia) queste non-coordinazioni si manifestano come se la visione fosse sdoppiata, con la conseguente difficoltà ad interpretare certe lettere. Ad esempio “p b d q” sono lettere VARIANTI, ovvero variando la loro posizione nello spazio varia il significato. “R F G K” sono invece INVARIANTI (cambiano la posizione non cambia il significato), questo è il motivo per cui i ragazzi preferiscono scrivere in stampatello: fa loro meno confusione!

Esempio visione sdoppiata È come vedere un film in 3D senza gli appositi occhiali. Nel testo copiato prima ci sono le doppie e nello stesso testo copiato immediatamente dopo sono “scomparse”, lo stesso dicasi per i plurali, la parola impressionismo è diventato espressionismo (e questo è un processo ben noto).

Nelle figure 5 e 6 si può vedere come l’uso dei  prismi percettivi attivi contribuisca a migliorare la grafia ed il modo di scrivere.

 

 Diagnosi e cura dei disturbi cognitivi e delle alterazioni posturali


Intervento terapeutico vertebre cervicali

La diagnosi si basa principalmente sulla analisi (manuale e visiva) dei movimenti della testa del paziente e su una accuratissima anamnesi.

Dopo il nostro intervento terapeutico le vertebre cervicali sono più mobili (in senso antero posteriore = meno dolori!) e si muovono in modo simmetrico (più libertà di movimento nelle rotazioni = parcheggi più facili!). Nelle figure 7 e 8 si può vedere come l’uso delle  lenti prismatiche contribuisca a migliorare il movimento delle vertebre cervicali.
Dott. Carlo Perissotto
Medico Chirurgo Specialista in Odontoiatria ed Ortodonzia

Articolo Pubblicato su Medicina Moderna | Aprile 2015

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